Il Cane Fonnese
a cura di Gian Piero Canalis
Un cane sino a pochissimo tempo fa praticamente sconosciuto, sta salendo
alla ribalta: un cane sardo, il Cane Fonnese.
Le sue origini si possono far risalire agli albori della Storia in
Sardegna: l'Età Nuragica, resti di cani grossi e di fattezze molto simili al Fonnese attuale si sono
trovati in vari siti nuragici, Quindi è del tutto verosimile che l'uno sia la continuazione
dell'altro, sebbene ci siano state, inevitabilmente, nei secoli infiltrazioni di altre razze.
Questo cane sembrava sino a qualche decennio fa destinato ad una inesorabile estinzione. Fra i molteplici motivi che
favorivano questo destino, è da mettere in primo luogo la gelosia degli allevatori, restii a cedere i cuccioli a
chicchessia, e spesso non li scambiavano fra di loro, neanche per evitare una consanguineità troppo spinta.
Questa, per dire così, scarsa collaborazione, naturalmente portava a ad altri fatti negativi: troppo
consanguineità, rarità crescente degli esemplari ben selezionati, altri meno tipici o anche ibridi. Infine, come logica conseguenza
della difficoltà di reperire i Cani Fonnesi, si aggiunse un ulteriore fattore negativo: l'importazione quasi
sistematica dal continente, anche se diluita nel tempo, di un certo numero di cani pastore estranei al nostro ambiente.
Questa tendenza cominciò ad invertirsi sempre più velocemente, verso la fine del secolo scorso, quando degli
appassionati, cominciarono a prendere sul serio il pericolo dell'estinzione e si adoperarono, singolarmente o in
piccoli gruppi, a fare in modo che questo cane, in purezza, riprendesse ad essere diffuso capillarmente sul territorio e
i pastori lo riadattassero come un tempo a far la guardia alle loro proprietà e alle loro greggi. Nacquero una
dopo l'altra, indipendentemente, a Cagliari, Oristano e Sassari e infine nello stesso paese di Fonni, Ognuna di queste,
sulla base dei cani esistenti e conosciuti, fece un proprio standard. Notevole
è il fatto che questi standards, seppure stabiliti da persone non in contatto fra loro, erano molto
simili. Tutti però, dovettero arrendersi davanti alla complessa e rigida prassi prevista dall'ENCI.
I due cani fonnesi in ispezione
Queste associazioni si sciolsero una dopo l'altra, senza aver ottenuto risultati concreti, salvo
quello di far conoscere meglio la razza e la sua utilità.
Comunque non ci fu bisogno di particolari selezioni, anche se esistevano varie tipologie
(specialmente nel colore del pelo), il cane era quello di sempre, allevato nell'ambiente agropastorale dalla notte dei tempi.
Tuttalpiù si trattava di eliminare od evitare piccoli difetti estetici (macchie bianche nel mantello o che dai
piedi salivano sulle zampe). Ovviamente i cani che non corrispondevano a determinate caratteristiche, da sempre
tipiche della razza, non venivano neanche presi in considerazione.
Finché nella prima metà del decennio scorso, l'impegno venne preso finalmente dalla Facoltà di Veterinaria
della Università di Sassari (col finanziamento della Regione Sarda, nell'ambito di un programma di salvaguardia
delle Biodiversità ), che con una equipe di giovani ricercatori , coordinati dalla dr.ssa Raffaella Cocco, riuscì dopo
qualche anno, a portare in porto un'impresa in cui tutti gli altri avevano fallito: espletate l'iter richiesto
dall'ENCI, compresa il censimento di oltre 200
esemplari localizzati in ogni parte della Sardegna, di ogni elemento fu compilata una scheda completa di tutti i particolari, da
cui si ricavò uno standard su basi statistiche, calcolate
con una media rigidamente matematica. Da notare che, fra tutte le razze canine italiane fino ad allora riconosciute
dall'ENCI, questa razza è stata l'unica a presentare esami del DNA di tutti i soggetti censiti, che dimostravano
senza ombra di dubbio che il Cane Fonnese è una razza a
sestante, senza l'influenza di altre razze estranee presenti in una certa misura sul territorio. Finalmente,
alla fine del 2011, arrivò da Milano l'attesa notizia che l'ENCI aveva approvato tutti i documenti presentati,
standard compreso, e che il Libro della Razza del Cane Fonnese era pronto. Libro che poi
è stato aperto ufficialmente in occasione di una Expo' Internazionale Canina, svolta a Sassari, nei giorni 16 e 17 Febbraio scorsi
, con l'iscrizione di un centinaio di cani (gli esemplari presentati erano circa 130).
Ma che cos'è il Cane Fonnese?
Quali sono le sue origini, la sua storia, il suo aspetto, le sue attitudini?
Mi preme fare subito una precisazione: il cane Fonnese è tipicamente un Cane Sardo, cioè
appartenente a tutta la Sardegna. Allora perché si chiama Fonnese? Fonni è
un paese di montagna al centro della Sardegna, che ha avuto il grande merito di aver selezionato e mantenuto in purezza
questi cani, menzionati già con tale nome in documenti spagnoli. Ma cani sardi, di varie tipologie, generalmente di
grande taglia e comunque di indole indomita, spesso venivano chiamati "Fonnesi"
anche se, a volte, non avevano niente in comune con quel paese (questo è documentato
in poesie in lingua sarda o italiana del primo '900).
Viceversa cani di Fonni, potevano in altre località, prendere nomi diversi, per esempio in base al tipo di
mantello.
Il Cane Fonnese è un cane antichissimo e noto, con tale nome, da secoli. Le sue origine si possono far risalire al
periodo Nuragico, 3.000-3500 anni fa, (o addirittura Neolitico), perché di quel periodo si son trovati in
vari siti nuragici, ossa di cani, cranio compreso, molto simili all'attuale
Fonnese. Inoltre cani robusti e con la coda mozza, sono raffigurati in numerose statuette nuragiche. A
questo punto mi preme sfatare una legenda che ipotizzata non si sa bene da chi,
è stata poi presa come vera e tramandata nel tempo, con aggiunte varie e sempre fantasiose.
La legenda è questa: il Cane Fonnese sarebbe derivato dall'incrocio di cani sardi con i molossi portati
dall'esercito romano, durante le guerre di conquista della Sardegna (circa 200 anni a.C.). Le obiezioni che si possono
fare sarebbero diverse, mi limito a farne solo due o tre:
-
Quanti cani hanno portato i Romani e quanti ne avevano
i Sardi? Certamente non in numero tale da influire significativamente sulla razza (o razze) locale;
-
Siamo sicuri che in quel periodo i Romani avessero già dei molossi?
-
Nessuna fonte storica fa riferimento a cani "da guerra" portati in Sardegna dai Romani. Soltanto uno
scrittore dell'epoca, scrive che i Romani non riuscendo ad inseguire i guerrieri sardi che, dopo azioni di guerriglia,
sparivano nel nulla, per stanarli portarono dei cani di gran fiuto.
Quest'ultima obiezione, basta da sola a smentire la legenda.
Risalendo nel tempo, temibili cani da guardia sono espressamente citati in antichi documenti sardi medievali,
come la Carta de Logu, un insieme di leggi del Giudicato di Arborea, quando questo regno sardo era ancora indipendente e poi
mantenuto in vigore anche dagli spagnoli, praticamente per tutto il periodo del loro dominio in Sardegna
(cioè sino all'inizio del 1700). In questo documento non si fa cenno al nome
"Fonnese", ma i cani da guardia si definiscono solo in base alla loro mansione:
"Canes de loru" (in italiano "cani da catena" o
"da collare") ovvero Jagaros (cani del cancello).
Nella seconda metà del '700 cani sardi sono stati descritti, seppure sommariamente, dallo zoologo Gesuita Francesco Cetti, il
quale nota che nell'Isola vi era un numero di cani maggiore che in qualunque altra terra a lui conosciuta, pur
ammettendo che i Sardi usavano mischiare il can grosso col levriero per ottenere un cane dalle molteplici funzioni,
e quindi non belli alla vista, potevano se selezionati, ottenersi dei cani notevoli anche esteticamente, per cui un
giorno l'Isola sarebbe stata famosa per i suoi cani. Del resto, annota, di aver visto nella zona di Cagliari, cani
sardi già selezionati, belli a vedersi o di notevole mole.
Alla fine dello stesso secolo, cani grossi e molto aggressivi, sono citati ancora, durante uno sbarco di truppe
francesi nel Sud Sardegna. Tentativo fallito miseramente, in buona parte proprio grazie a mute di feroci cani
sguinzagliate dagli abitanti della zona.
Anche nel 1800 i cani sardi sono stati spesso citati, in relazioni dei loro viaggi in Sardegna, senza però
entrare nei dettagli. Notevole è il fatto che venivano descritti, in gran parte,
di colore bigio.
Passando poi al secolo successivo, cioè lo scorso 1900, ricompare il nome Fonnese, citato spesso già
dall'inizio del secolo (come scritto sopra) da scrittori e poeti sardi, come sinonimo di eccellente cane da guardia e difesa.
Il Cane Fonnese, seppure tenuto spesso con le greggi, non è un cane conduttore, ma un cane da guardia e difesa.
Solitamente non sta in mezzo alle pecore, ma in una posizione più elevata, da dove immobile e silenzioso,
controlla il territorio circostante.
Aspetto, Carattere, Standard
Dalla scheda
Origine, classificazione e cenni storici
Classificazione F.C.I.: "Gruppo 2"
E' una razza autoctona sarda diffusa da tempo immemorabile in tutta la Sardegna.
Aspetto generale
Ha una struttura solida, di media mole, muscolatura possente, ossatura ben proporzionata. La sua conformazione
è quella di un mesomorfo il cui tronco supera di poco l'altezza al garrese.
Pelo ruvido (caprino), di lunghezza media intorno ai 5 cm, colore variabile (vedi
standard). ¨Rapido e veloce muove con eleganza e potenza. ¨Sguardo intenso
ed inquietante. E' una delle poche razze che presenta, in una buona percentuale, la coda corta alla nascita
(brachiuri od anuri).
Carattere
Ottimo cane da guardia e da difesa, ottimo guardiano contro i possibili predatori (volpi o cani randagi), usato
anche come cane da caccia grossa. Ha di notevole intelligenza e grande dignità naturale.
¨Diffidente con gli estranei ma sempre ubbidiente, affettuosissimo e devoto
al proprietario. Incorruttibile, è quel che si dice: "un cane di un solo padrone".
Un'altra caratteristica è la tendenza, sin da cucciolo, a dare la zampa in segno di ubbidienza. Il proprietario lo
deve trattare con molto rispetto, anche se deve dimostrare una certa autorità , allora vivrà con lui come in
simbiosi.
I banditi sardi lo tenevano spesso con loro, nella loro nella loro latitanza.
Standard del Cane Fonnese
1 Altezza al garrese:
Maschi 56-60 cm;
Femmine 52-56 cm;
Tolleranza +/- 4 cm.
2 Peso: Maschi 29-35 kg - Femmine 25-30 kg.
3 Tronco: - la sua lunghezza supera del 5-10% l'altezza al garrese.
La groppa, robusta e muscolosa, presenta una inclinazione rispetto all'orizzontale di circa 15 gradi- Petto
moderatamente
ampio con muscoli ben sviluppati e la sua larghezza è in stretto rapporto con l'ampiezza del costato. Il manubrio
dello sterno è situato al livello della punta dell'articolazione scapolo-omerale.
4 Testa e muso: Testa: mesomorfa, con cresta occipitale ben rilevata.
Il rapporto lunghezza del cranio e lunghezza del muso è di 1 a 1.
Il cranio è leggermente convesso e la sua lunghezza bizigomatica è pari alla
sua lunghezza.
Regione cranica: Le arcate bi zigomatiche sono evidenti e i seni frontali non sono molto
pronunciati.
Regione facciale: Il muso è di grande potenza, con facce laterali leggermente convergenti verso il
tartufo. Frontalmente si presenta come iscritto in un quadrato. Il limite inferiore del muso
è dato dalla
mandibola.
5- Tartufo: largo, carnoso e nero, posto sulla stessa linea della canna nasale, deve essere
voluminoso, con narici larghe e aperte.
6- Denti: bianchi, ben sviluppati, regolarmente allineati, completi per numero. I canini sono
in opposizione tra loro (chiusura a tenaglia) o quelli della mascella sfiorano, con la loro faccia posteriore, la faccia
anteriore di quelli della mandibola (chiusura a forbice).
Labbra devono essere ben stese e aderenti e presentano mucose sempre pigmentate.
Occhi: lo sguardo di questi animali è molto intenso e caratteristico e
rappresenta un elemento di tipicità della razza. L'espressione è un po' triste, profonda, autorevole,
tra loro ravvicinati, in posizione frontale, con arcate sopraciliari di notevole sviluppo. Il loro colore
è ambra in tutte le sue tonalità e le palpebre devono essere pigmentate e ben aderenti al bulbo oculare.
Le orecchie: sono di forma triangolare, non troppo lunghe (7-8 cm) al
disopra dell'arcata bi zigomatica, portate pendenti e, in attenzione, ben aderenti alle guance.
7- Collo: vigoroso, solido e muscoloso, di media lunghezza, pari a circa un terzo
dell'altezza al garrese, privo di giogaia, si raccorda armoniosamente alle spalle e al garrese.
8- Pelle: Spessa ben pigmentata, aderente alle varie parti del corpo, non presenta giogaia al
collo.
9- Arti: Arti anteriori:- solidi e asciutti, dritti, si presentano in appiombo sia di fronte che di
profilo. I piedi sono ovali, con dita raccolte e con cuscinetti plantari neri, duri e resistenti. Le unghie sono
sempre nere e solide.
Avambraccio leggermente più lungo del braccio che risulta inclinato di circa 60 gradi rispetto
all'orizzontale.
Gomiti ben aderenti. Metacarpo moderatamente lungo e non molto inclinato (circa 10 gradi
rispetto alla verticale), presenza di speroni.
Arti posteriori: - solidi e muscolosi, con buoni appiombi, tanto da dare l'immagine della potenza e della
agilità.
Coscia larga e flessa (circa 75 gradi rispetto all'orizzontale) l'angolo femoro-tibio-rotuleo
è di
circa 125/130 gradi.
Gamba moderatamente lunga e muscolosa.
Garretto lungo in proporzione alla lunghezza della gamba. Verticale.visto da dietro
è parallelo al
piano mediano del corpo. Presenta un angolo tibio-tarsico di circa 150 gradi.
Piedi compatti, con cuscinetti plantari duri e pigmentati. Unghie forti, nere e solide. Presenza di
speroni.
10- Spalla: con muscolatura ben solida e con articolazione scapolo/omerale di 110-120 gradi.
Fermamente aderente al corpo.
11- Muscolatura: forte, potente e ben sviluppata.
12- Linea superiore: retta ed orizzontale, con garrese poco pronunciato.
13- Coda: inserita non molto alta, ha una base larga, grossa alla radice, robusta, che va via via
affusolandosi verso l'estremità . La sua lunghezza supera di poco l'articolazione al garretto. In riposo ha la forma di
manico di pompa. Non dovrà mai essere portata eretta e in movimento supera di poco la linea del dorso. Alcuni
esemplari possono nascere anuri o brachiuri. La coda non potrà mai essere amputata.
14- Proporzioni: Il dorso è largo e lungo circa un terzo dell'altezza al
garrese.
La regione lombare si fonde armonicamente con il dorso.
Il costato è moderatamente ampio, con costole un po' cerchiate. La circonferenza del torace, misurata ai
gomiti, è superiore del 25% dell'altezza al garrese.
15- Mantello: Il pelo è caprino, munito di folto e denso sottopelo lanoso, di
una lunghezza di 5-7 cm, più corto agli arti, quasi raso al muso, dove presenta ispide difese agli occhi e barba al
mento. Esiste una varietà a pelo raso, per altro oggi rara.
I colori ammessi sono il nero, il cenere, nelle sue varie tonalità, ed il miele. Questi ultimi possono essere
anche tigrati, e sono ritenuti i più antichi. Nei maschi il pelo forma una criniera al collo.
16- Andatura: Agile e sciolta. Al trotto il posteriore imprime una notevole spinta
e l'anteriore allunga moderatamente. Al galoppo si muove con grande agilità, superando di slancio le asperità
del terreno in cui opera.
Difetti: prognatismo, mancanza di sostanza o eccesso di peso, bianco alle estremità , depigmentazioni
alle mucose palpebrali e labiali o al tartufo, andatura pesante, taglie inferiori o superiori di 3 cm rispetto ai
massimi e minimi previsti dal presente standard, - coda arrotolata e ripiegata sul dorso, unghie depigmentate.
Rispetto a questo standard, approvato dall'E.N.C.I., si pensa di alzare un pochino le misure (peso e altezza) e a spostarlo dalla
categoria 2 a quella dei Cani Primitivi.
Gian Piero Canalis
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