Lo Spinone
nell'Umbria 1977
a cura di Ezio Pagliarini
da DIANA (Rivista del Cacciatore) - n.20 - 8 Ottobre 1977
Cranio di Spinone – Skull of Spinone
Cranio di Korthals – Skull of Korthals
Chi scrive, è senza dubbio un appassionato dello spinone, con il quale dopo averlo allevato divide amarezze e soddisfazioni nei ring delle esposizioni e nei campi di prove.
Quello che dirò non è l'orgoglio di voler dimostrare una certa tesi, ma solo tanta volontà di riunire un cerchio di appassionati disposti a collaborare, perché quello che noi desideriamo è la conoscenza delle cose che più ci interessano, nel mio dire posso anche sbagliarmi e sarei contento se qualcuno crederà opportuno correggermi. Prima di tutto è mia intenzione precisare che, nell'intento di creare questo cerchio, ho incominciato con il chiedere al consiglio direttivo del Club Italiano Spinoni il permesso di fondare una delegazione regionale per l’Umbria, con lo scopo di aiutare nel limite del possibile il nostro spinone. Avuto il consenso da parte del Club, mi sono impegnato a cercare appassionati dello spinone, con la speranza che essi si facessero anche soci della delegazione.
Così facendo la nostra delegazione umbra nel 1976 ha raggiunto 32 soci spinonisti, i quali appassionatamente si sono dati da fare e da questa collaborazione qualcosa è venuto fuori: abbiamo organizzato una prova di caccia pratica per soli spinoni con in palio il C.A.C. a questa prova con 20 iscritti purtroppo solo quattro sono andati in classifica ma in compenso di notevole valore. Non abbiamo fatto in tempo ad organizzare una «speciale spinoni» nell'Esposizione Nazionale di Perugia, comunque anche qui abbiamo potuto ammirare ben 20 spinoni di buono stampo; ci promettiamo di fare sempre meglio nei prossimi anni con la speranza di essere sempre più numerosi. Inoltre abbiamo frequentato alcune mostre e field trials alla ricerca di buoni spinoni, di nuove conoscenze; purtroppo alla resa dei conti sinceramente devo dire che oggi lo spinone non è nelle condizioni di ben figurare, quindi ci vorrà un impegno ancora maggiore per cercare di migliorarlo, soprattutto nel lavoro dove purtroppo si nota decisamente la deficienza. Dobbiamo allevare seriamente selezionare meticolosamente scegliendo con molta attenzione i riproduttori, sia geneticamente che morfologicamente e lo ripeto questi soggetti oltre che a dare tutto dal lato agonistico, devono dare anche i cuccioli. Nella mia ricerca ho incontrato molte femmine che per trascuratezza ed anche disinteresse dei proprietari si sono invecchiate senza dare alla luce neanche un cucciolo. Questo per la selezione è molto grave perché non ci dà nessuna possibilità di scelta. Un'altra cosa molto importante è quella di non scoraggiasi, quando si ha in mente l’idea di accoppiare la propria femmina; scelto il maschio più adatto non si deve poi rinunciare se questi si trova lontano, bisogna invece stringere i denti tirar su le maniche e raggiungere lo scopo prefissato altrimenti i sogni, le speranze, andranno in fumo. Come ho già detto, oltre a stare molto attenti sulla scelta dei riproduttori bisognerà essere accorti sulla scelta dei cuccioli ricordando che non è certo il numero che fa la qualità. Quando poi le nuove promesse saranno pronte, le porteremo nei ring e nei field trials, ed allora avremo soddisfazioni amarezze e delusioni, ed il cuore ci farà sentire qualche battito di gioia. A questo punto studiamoci molto bene lo Standard e quando vediamo uno spinone proviamo piano piano a misurarglielo. Non lasciamoci confondere da qualche illuso, come un certo Signore, il quale durante un’esposizione perse tanto fiato per far credere che lo spinone non deve avere la cresta interparietale, non sapendo che in uno spinone se non avessimo la cresta interparietale, la quale va a fondersi con l'apofisi occipitale, avremmo senz'altro un cranio un po’ arrotondato, o meglio rotondeggiante, un cranio così conformato è tipico del korthals e quindi sarà un grave difetto che penalizzerà lo spinone.
Ma perché la mia osservazione possa apparire più chiara ai lettori, ho ritenuto giusto mostrare queste importantissime foto di cranio di spinone e di korthals, tratte dal libro «Lo Spinone Italiano e le razze affini» nelle quali si può notare la netta differenza tra il cranio dello spinone e quello del korthals. Un altro fattore molto importante (almeno per me) è il colore del mantello nei roano marrone in quanto qui non si sa da che parte andare: c'e chi preferisce il grigio acciaio, il grigio cenere, o il grigio beige, e poi c’è chi come me si batte per il colore tonaca di frate. Siccome anche qui abbiamo due tonache di diverso colore preciserò che io intendo quella del frate cercatore che è quella a tinta calda, di questo parere è anche il carissimo Ennio Deho' con il quale ho passato abbastanza tempo a parlare di spinone, e con lo stesso mi sono trovato pienamente d’accordo quando mi ha detto che: se lo spinone avesse incontrato nel suo cammino un allevatore dello stampo di Paolo Ciceri oggi sarebbe in condizioni di ben figurare; d’altronde basta dare uno sguardo all’inestimabile contributo che ha portato al bracco italiano, quanti Campioni Assoluti sono sortiti dal suo allevamento e anche oggi i nuovi campioni sia di lavoro che di bellezza hanno per lo più sangue del suo allevamento. Vorrei descrivere lo spinone come lo vedo io: non sono molto esigente, quando vedo uno spinone con una bella testa con occhi espressivi, con un buon cranio, purché non piatto (il quale il più delle volte porterebbe anche canna nasale corta) una buona divergenza degli assi longitudinali cranio facciali, un orecchio ben portato, una costruzione potente massiccia con armonia delle forme e con arti a posto già sono contento, purché questo spinone si muova, poi non starei ha cercare la pelle del bue, purché sia una buona pelle: anche il pelo dovrà essere buono, ma senza pretendere quello del cinghiale, perdoniamogli il pelo più morbido sul muso. se non è perfettamente corto sul cranio, se ha un orecchio un po' abbondante (sempre meglio di quello scarso) se ha le unghie brune invece che marroni come il mantello, insomma guardiamo il cane senza cercare il pelo nell'uovo, purché, e valga la pena di ripeterlo, il cane si muova. Al giudice esperto basteranno pochi passi per capire se quel cane ha voglia di andare o è nato stanco e vive per riposarsi.
Spero che quanto ho detto ed ho proposto di fare serva anche a stimolare altri appassionati di altre regioni a fare altre delegazioni, organizzare raduni, scambiarsi opinioni consigli e anche cuccioli di allevamento, per migliorare questa antica razza italiana; ma stiamo attenti, non lasciamoci confondere da chi va predicando che per ottenere un miglioramento nello spinone, bisogna buttarci dentro il pointer. Se vogliamo dedicarci ad una razza, dobbiamo farlo per il bene della razza stessa, non per seguire qualche illuso, e neanche per la sola soddisfazione dei cartellini tricolori o pluricolori, a meno che questi non siano stati guadagnati nei campi di prove. Per quelli di ring io sinceramente direi che quando un cane ha raggiunto il titolo di Campione può bastare, lasciando il posto ai figli se ne ha prodotti di tipici, collezionare cartellini a ripetizione fino ed oltre i dieci anni non serve a niente ai fini di un serio e onesto allevamento, orientato a migliorare una razza.
per gentile concessione del Sig. Ezio Pagliarini - All.to del Subasio
www.delsubasio.it
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