Il Pastore
Maremmano-Abruzzese: saprete essere il suo gregge?
a cura della Dottoressa Gessica Degl’Innocenti
Compagno fedele dei pastori e fiero guardiano delle greggi; sempre più persone si fanno affascinare dai suoi occhi scuri che spiccano sul manto candido neve.
Oggi nelle case, il Maremmano Abruzzese ha mantenuto intatto il carattere solitario ed il suo istinto spiccato per la guarda del suo nuovo gregge: noi!
Storia di una razza tutta italiana.
Orgoglio tutto nazionale, il Maremmano-Abruzzese, è un cane autoctono della nostra penisola. Di sicura derivazione dal mastino Tibetano, in Italia si è stabilito con i pastori che arrivarono, anni or sono, dalle lontane terre dell'ovest.
Nelle regioni centro meridionali italiane si è insediato ed ha fissato i caratteri della sua razza. Usato da sempre, più che per la caccia, per la guardia del bestiame; il nostro gigante bianco è stato anche utilizzato, durante la prima guerra mondiale, per i servizi di rifornimento agli alpini stanziati sulle montagne.
Il manto bianco e la mole forte fecero di lui un compagno essenziale per i molti reparti di stallo sull'Adamello. Mimetizzati nel candore del paesaggio, i pastori maremmani riuscirono a rifornire i reggimenti portando in media 600 kg di provviste al giorno. Al dì la dei riconoscimenti della cinofilia ufficiale, appare chiaro come questo cane sia antico e morfologicamente fissato: i primi allevatori della razza altro non furono che i pastori stessi, i quali selezionarono gli esemplari con criteri distanti da quelli usati per i cani da esposizione, ma con una buona fissità di tipo, derivante dell'isolamento e dalla consanguineità.
Lo standard odierno, riconosciuto dall'E.N.C.I., risale al 1958.
Psicologia di un pastore speciale: oggi come allora è lui il bianco signore delle greggi.
Il pastore maremmano abruzzese, per natura, sembra essere del tutto diverso dal tipico cane che aiuta
l'uomo delle mansioni quotidiane.
Lontano della giovialità del Border collie e meno attaccato al padrone del Pastore tedesco, il maremmano abruzzese sembra quasi un'anomalia nel panorama delle razze da utilità. Conoscendo meglio la razza e riflettendo sull'uso che gli uomini, negli anni, hanno fatto di questa, si possono arrivare a chiarire molte cose circa questo cane alle volte misterioso e rude. Il suo carattere si è plasmato attraverso secoli di vita trascorsa in un ambiente molte volte ostile, sotto la tutela di padroni-pastori che non gli riservavano carezze o tenerezze.
Considerati dall'uomo come veri ausiliari: ai pastori maremmani veniva chiesto prima di tutto l'attaccamento al gregge e non alla mano umana, la capacità di autodecisione per poterli lasciare soli durante le lunghe ore del pascolo ed il coraggio di affrontare l'avversario, chiunque esso fosse.
Tali richieste hanno formato per generazioni il carattere del nostro bianco amico, rendendolo un ottimo guardiano, capace di autogestire le sue azioni, fino ad arrivare alla dissoluzione del suo istinto predatorio, che farebbe del suo gregge un cibo eccellete.
Totalmente avulso a questo istinto, il pastore maremmano che nasce per il lavoro, fin da cucciolo vive con le pecore e gli agnelli, integrandoli nel suo concetto di famiglia da proteggere ad ogni costo.
Più che l'uomo, con il quale non lavora sottomesso ma al fianco, è con il suo gregge che questo cane tesse una fitta rete relazionale ed affettiva.
Ovviamente i cuccioli nati negli allevamenti, non sono selezionati per la guardia al pascolo, ma mantengono ugualmente intatto, molto del loro carattere ancestrale.
A mio avviso, la sfida a cui devono mirare gli odierni allevatori, è quella di dar vita a soggetti che mantengono intatto l'equilibrio ed il temperamento innato del pastore maremmano abruzzese, senza renderlo un cane servile e sottomesso.
A chi lo guarda nei suoi occhi scuri, oggi come allora, il maremmano deve trasmettere fierezza e dignità; in lui l'uomo non deve trovare la sottomissione tipica delle razze abituate al lavoro sotto la mano umana, ma un compagno al suo pari, dotato di una sua intelligenza, con la quale saprà far fronte da solo alle urgenze della vita.
Il padrone giusto: quando l'esigenza canina incontra l'uomo.
Essendo tutt'oggi una razza alla quale sono legati molti pregiudizi, il pastore maremmano abruzzese è poco presente nelle nostre città.
A mio avviso questa è una fortuna: non perché, come spesso si sente dire, il nostro bianco amico sia instabile mentalmente e pronto, senza motivi apparenti, a scagliarsi contro chi che sia; ma perché, tra tutte le razze canine, questa è una delle meno adatte a vivere in appartamenti angusti, sottomessa ad orari e routine tipicamente umane.
Non dobbiamo dimenticarci infatti, che ancora oggi i pastori maremmani abruzzesi, lavorano e vivono allo stato naturale, in quella dimensione a loro più consona ed il loro uso è ben radicato nella cultura contadina umana di alcune zone d'Italia.
Il risultato di tutto ciò è ben visibile negli esemplari odierni che contrappongono al loro equilibrio psichico, una certa rudezza dei gesti.
Decidere di prendere un cane del genere vi farà fare i conti con aspetti della psiche canina alle volte non bene considerati. Il vostro amico a quattro zampe, avrà bisogno per lo meno di un giardino, dove poter sfogare il suo istinto di guardiano.
Assopito di giorno, durante le ore della giornata amerà dormire indisturbato in quel luogo che lui ha scelto come tana, sia questo un pergolato fuori in giardino o un tappeto nel vostro ingresso; ma di notte la sua indole di pastore si risveglierà, abbaiando e rimanendo in allerta ad ogni piccolo rumore sospetto.
Il suo gregge, ad oggi la famiglia umana, deve essere protetta ad ogni costo.
In genere, non sviluppa attaccamenti selettivi per questo o quel membro della famiglia: tutti fanno parte del suo branco sul quale lui deve vigilare. In questa sua visione il padrone sarà trattato con rispetto, ma non si assoggetterà mai, considerandolo un pari più che un capo. Per questo l'educazione del pastore maremmano abruzzese richiede fermezza ed autorevolezza, già dalla tenera età.
Mai però dovrà essere trattato con cattiveria o autorità, ciò lo renderebbe più irascibile e aggressivo, in quanto, dotato di grande intelligenza, sa ben capire ciò che il suo compagno umano gli chiede, ma sa anche discernere e decidere ciò che secondo lui è più giusto fare.
Non è quindi un cane per chi vuole sentirsi gratificato dall'esecuzione di un comando, ma bensì un soggetto a cui è dovuta la massima libertà di agire. Cresciuto tra le aspre montagne, in compagnia di uomini non troppo avvezzi alle smancerie, il pastore bianco ha imparato a fare a meno di carezze ed affettuosità.
Affezionato comunque al suo branco, a modo suo vi dimostrerà il suo amore, ma dovrete essere voi a capire le sue effusioni brevi ed alle volte un po' brusche. Ritornando a casa, vi accoglierà con lo scodinzolio della coda e la dolcezza dei suoi occhi, ma le sue coccole sono preziose e come tali risultano un dono breve ma intenso. Non ama particolarmente il contatto fisico o come in precedenza spiegato, sarà lui a chiedervelo quando ne sentirà l'esigenza.
Per questo non è un cane particolarmente adatto per quelle persone che vogliono una costante presenza vicino a sé, schivo per natura il maremmano sarà apprezzato da quanti come lui, sono dotati di senso pratico ed hanno poco bisogno di una richiesta d'affetto continuo. Non è appiccicoso né petulante, ma indipendente e discreto: è sicuramente un buon compagno per chi vuole un cane da guardia, sensibile ma autorevole, dotato di grande dignità che però deve essere rispettata.
per gentile concessione della Dott.ssa Gessica Degl’Innocenti
www.psicologiacanina.it
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